Finalmente dopo un “filotto” di sentenze negative, almeno a giudizio di chi scrive, più per ragioni di contenimento della spesa pubblica che non per reali motivi in diritto, la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con ordinanza n. 10435 del 29 aprile 2010 qui di seguito pubblicata per gentile concessione della Wolters Kluver, ha accolto le tesi da noi sostenuta in punto di accertamento del nesso causale ai fini dell’ottenimento dell’assegno una tantum per gli aventi diritto di soggetti deceduti affetti, in vita, da epatite post-trasfusionale
Il caso è quello di una ragazza affetta da thalassemia major deceduta nel 1999 a soli trent’anni.
Nella fase amministrativa prima e nel doppio grado di giudizio poi giudici e consulenti si erano fossilizzati sulla causa principale del decesso della sfortunata (cardiomiopatia dilatativa, causa dell’exitus purtroppo frequente nei soggetti affetti da anemia mediterranea) senza tener conto del quadro complessivo di salute dell’interessata nè del fatto che, proprio l’epatite, aveva rappresentato, in vita, un ostacolo insuperabile al trapianto di cuore, sola terapia realmente risolutiva della grave patologia cardiaca.
La Cassazione, del tutto condivisibilmente, ha spiegato che, anche in materia d’indennizzo, “deve trovare applicazione il principio dell’equivalenza delle cause accolto dall’art. 41 cod. pen., secondo il quale va riconosciuta l’efficienza causale ad ogni antecedente che abbia contribuito, sebbene in maniera indiretta e remota, alla produzione dell’evento, salvo che si accerti la esclusiva efficienza causale di uno di essi”
Hanno osservato ancora i giudici di legittimità:
“Nella specie, il giudice del merito pur avendo accertato la sussistenza della “gravissima” epatite da cui era affetta B. C., ha escluso l’efficienza causale di tale patologia, limitandosi ad evidenziare che essa non era stata causa diretta dell’evento letale, attribuito invece ad uno “scompenso cardiaco in situazione di grave cardiomiopatia da emocromatosi”, senza spiegare se la prima malattia derivante dalle ripetute trasfusioni necessarie per la cura della talassemia da cui pure era affetta e che aveva provocato la cardiomiopatia, avesse avuto una qualsiasi incidenza, data la grave compromissione delle condizioni di salute dell’assistibile tanto da precluderle, secondo l’assunto dei ricorrenti la possibilità del trapianto di cuore, nel determinismo della morte.”
La causa è stata quindi rinviata nuovamente alla Corte d’Appello di Milano per la decisione nel merito.
Qual è l’insegnamento che si può trarre dalla vicenda?
Non fermarsi mai al giudizio approssimativo delle commissioni medico ospedaliere e/o di consulenti tecnici non esperti in materia e, soprattutto, ignoranti (nel senso etimologico del termine) dei peculiari criteri di accertamento del nesso causale in materia previdenziale-assistenziale, ma cercare sempre di avere un quadro complessivo delle condizioni di salute del danneggiato al momento del decesso, non tralasciando un attento esame della letteratura scientifica in materia.
Sarebbe poi anche ora – mi si perdoni il tono velatamente polemico – che i consulenti tecnici nominati dai giudici la smettessero di ignorare de plano il contenuto degli scritti difensivi degli avvocati dei danneggiati.
A presto
Avv. Simone LAZZARINI
Grazie Avv. Lazzarini, era finalmente ora che si facesse finalmente giustizia, il piu delle volte a decidere e fare referti medici sono persone che poco o nulla sanno di certe patologie mediche, specie sulla talassemia pochi sono gli esperti, e pochi sanno quanto molto e dannosamente influisca un apatite hbv e hcv sulla salute di un danneggiato talassemico gia debilitato e in gravi condizioni epatiche , cardiache , renali e immunitarie causate dalla patologia di base, (la talassemia), senza contare tutte le consenguenze causate da l’accumulo di ferro, come il diabete, l’espianto della milza, ecc.
Finalmente si sono accorti nei tribunali che nei talassemici hcv e hbv accentua e accelare tutte queste problematiche e in molti causi ne ostacola una qualche cura, come in casi di trapianti. Era ora che si guardasse la condizzione genereale del denneggiato che sono diverse caso per caso, e quali conseguenze l’infezzione porta in certi danneggiati con gravi malatie croniche dalla nascita.